I cento passi

“Questo non è un film sulla mafia, non appartiene al genere. E' piuttosto un film sull'energia, sulla voglia di costruire, sull'immaginazione e la felicità di un gruppo di ragazzi che hanno osato guardare il cielo e sfidare il mondo nell'illusione di cambiarlo. E' un film sul conflitto familiare, sull'amore e la disillusione, sulla vergogna di appartenere a uno stesso sangue. E' un film su ciò che di buono i ragazzi del'68 sono riusciti a fare, sulle loro utopie, sul loro coraggio. Se oggi la Sicilia è cambiata e nessuno può fingere che la mafia non esista (ma questo non riguarda solo i siciliani) molto si deve all'esempio di persone come Peppino, alla loro fantasia, al loro dolore, alla loro allegra disobbedienza”.
A Cinisi, paesino siciliano schiacciato tra la roccia e il mare, nei pressi dell'aeroporto di Palermo, utile quindi per il traffico di droga, cento passi separano la casa di Peppino Impastato da quella di Tano Badalamenti, il boss locale. Peppino, bambino curioso che non gradiva il silenzio opposto alle sue domande, al suo sforzo di capire, nel 1968 si ribella come tanti giovani al padre. Ma in Sicilia la ribellione diventa sfida alle leggi della mafia. Quando si batte insieme ai contadini che si oppongono all'esproprio delle loro terre per ampliare l’aeroporto Peppino conosce le prime sconfitte ma scopre l'orgoglio di una vocazione.
Dopo varie esperienze fonda "Radio aut" che infrange il tabù dell'omertà e con l'arma del ridicolo distrugge il clima riverenziale attorno alla mafia. Tano Badalamenti diventa Tano Seduto e Cinisi è Mafiopoli. Il clima per lui si fa pesante: il padre cerca di farlo tacere, madre e fratello sono solidali con lui. Quando arriva il Settantasette, mentre c'è chi si rifugia nel privato, lui si presenta alle elezioni comunali. Due giorni prima del voto lo fanno saltare in aria sui binari della ferrovia con sei chili di tritolo. La morte, che coincide con il ritrovamento a Roma del corpo di Aldo Moro, viene registrata come "incidente sul lavoro" poi, dopo che gli amici mettono a disposizione degli inquirenti molti indizi dell'esecuzione, diventa addirittura "suicidio". Solo vent'anni dopo la Procura di Palermo rinvierà a giudizio Tano Badalamenti come mandante dell'assassinio. Egli sarà condannato anche in seguito a questo film.
Uno, due, tre, quattro ....novantotto, novantanove, cento. Cento passi, nel viale principale di Cinisi, da una casa all'altra. Da quella degli Impastato a quella dei Badalamenti. Nomi che evocano storie particolari, nomi della storia d'Italia. Storia nostra. Cinisi - Sicilia - una trentina di chilometri da Palermo: tra mare e monti, un aereo che atterra e una Giulietta che esplode con l'ennesima vittima, tutto sembra scorrere nell'assoluta normalità. Il bar all'angolo, un matrimonio, la scuola e una pizza. Ma Marco Tullio Giordana, che di storia del Sud e d'Italia se ne intende, ci fa capire che quella di Cinisi non è una vita normale in un paese normale. Anni di piombo, di menzogne e di paure: certezze che crollano, ed altre, ugualmente effimere, che nascono. Ma non a Cinisi. Lì ci sono le "famiglie", i sepolcri sono davvero imbiancati, le regole della vita e della morte, del lavoro e della famiglia, sono diverse e governano l'esistenza, che pare immobile. Tutto deve sembrare buono, giusto, onorevole. Nemmeno un aeroporto pericoloso come quello di Punta Raisi, costruito per logiche certamente non attinenti allo sviluppo, alla sicurezza e al buon senso, scuote un paese, questo paese. Mentre, negli animi più sensibili e intelligenti, svegli e irruenti, suona, prima per curiosità poi per impegno, l'allarme della rivolta e della riscossa civile senza accettare alcun tipo di tattica prudente (gli ideali non hanno confini, corrono senza prudenza).
Gli anni dell'elettrica e contagiosa scossa civile che accompagna l'eroica resistenza morale di Peppino nell'ambiente scivoloso di Cinisi trovano la loro parte migliore nell'indagine dei rapporti intra-familiari. Perché tra gli Impastato - padre, madre, due figli maschi - parole, sguardi, silenzi, affetti e violenze scorrono o esplodono con forte intensità e debito realismo.
E' vero: I cento passi non è un film sulla mafia anche se parla quasi esclusivamente di mafia; è un film sugli ideali del '68, che, diciamolo, ormai appartengono alla storia, e qui se ne fa l'ennesima indagine; è un film sui rapporti tra persone quando sono volenti o nolenti sottoposti all'imposizione di patologie sociali e culturali come quelle che hanno incancrenito un'isola, una regione e, in parte, una nazione.
Alla fine del film, avevamo invitato a parlare Giovanni, il fratello di Peppino, il quale non è potuto venire perché ancora impegnato nel processo contro Badalamenti che si stava ultimando in quei giorni e che avrebbe contribuito alla sua condanna; ci ha comunque telefonato, assicurandoci il sostegno dell'iniziativa e parlandoci dei suoi rapporti con Peppino...